Gesù e la politica


di Giorgio Nadali

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Gesù e la politica - Giorgio Nadali

Ci hanno provato in molti. Hanno cercato di trovare un sostegno alla loro visione politica negli atteggiamenti di Gesù Cristo. La tentazione di trovare un alleato in Gesù e conquistare un notevole numero di voti dall’elettorato cristiano è sempre stato un obiettivo di diversi schieramenti ideologici.
I pastori impegnati in politica. Dal prete “no global” Don Vitaliano della Sala, noto alle cronache per il boicottaggio alla guerra nella ex Jugoslavia e la partecipazione alle manifestazioni dei No Global, compreso il G8 di Genova, sospeso per “comportamenti gravemente e pubblicamente offensivi della comunione della Chiesa. Padre Zanotelli, ex direttore di “Nigrizia”, oggi personaggio simbolo dei no global di tutto il mondo. Padre Eugenio Melandri di “Missione Oggi”, che entrò in politica e fu eletto deputato al parlamento europeo nelle liste del Partito della rifondazione comunista. A Don Gianni Baget Bozzo, al quale addirittura una rivelazione privata di Gesù, rivelò diversi anni fa di diffidare delle coalizioni di sinistra.
I teologi. Primo tra tutti Leonardo Boff, il teologo brasiliano francescano, autore della “teologia della liberazione”. Sulla giustizia sociale, «dimensione costitutiva della predicazione del vangelo» (Sinodo dei vescovi 1971 n. 6) (37-46).

Luogo proprio della lotta per la giustizia è il campo politico. La politica, «modo esigente, benché non unico, di vivere l’impegno cristiano al servizio degli altri» (Octogesima adveniens n. 46), ha il compito di «precisare i valori fondamentali di tutta la comunità, la sua concordia interna e la sua sicurezza esterna, conciliando l’uguaglianza con la libertà, l’autorità pubblica con la legittima autonomia… Definisce pure i mezzi e l’etica delle relazioni sociali. In questo senso ampio, la politica interessa la chiesa e pertanto i suoi pastori, ministri dell’unità» (Puebla n. 51). Sotto questo aspetto la chiesa deve entrare nella politica: «la chiesa critica coloro che tendono a ridurre lo spazio della fede alla vita personale e familiare, escludendo l’ordine professionale, economico, sociale e politico; come se il peccato, l’amore, l’orazione e il perdono non avessero importanza in tali settori» (Puebla n. 515). In questo campo la neutralità di fatto non si dà: «c’è una strumentalizzazione della chiesa che può provenire dai suoi stessi cristiani, sacerdoti e religiosi, quando annunciano un vangelo senza connessioni economiche, sociali, culturali e politiche. In pratica, tale mutilazione equivale a una certa collusione, benché inconsapevole, con l’ordine costituito» (Puebla n. 558) (46-48). La politica invece quale «attività destinata all’amministrazione o alla trasformazione della società mediante la conquista e l’esercizio del potere statale» è estranea alla competenza della chiesa, ed è atto proprio del laico (49). Di qui le specifiche competenze all’interno dei ministeri della chiesa (51-53). La militanza in determinati partiti è di personale responsabilità dei laici, ma nella specifica situazione dell’America latina la fede guida e giudica la militanza partitica su due punti: a) opzione fondamentale per i poveri, già fatta propria dalla pastorale delle chiese locali; b) opzione della liberazione integrale mirante alla trasformazione dell’attuale situazione in un’altra più fraterna e più giusta (53-54).

Ma Gesù, in forza del suo ministero e del suo messaggio, ha sempre evitato lo scontro politico, in particolare il messianismo politico, condiviso dalla maggioranza dei giudei del suo tempo. Costituiva un visione materialistica delle profezie dell’antico testamento e del messia. L’avvento di una teocrazia da una parte, e di un potente e misterioso rivoluzionario. Gesù rifiuta di stabilire relazioni su un piano politico e temporale e per questa ragione, per essere aperto a tutti gli uomini, fa saltare tutte le categorie ideologiche in cui avrebbero voluto (e ancora molti vogliono) imprigionarlo. Non accetta il nazionalismo degli zeloti, ma accoglie uno dei loro tra i dodici. Quello che poi, anche a causa della delusione per la sua apoliticità, lo tradirà. Respinge la visione teocratica dei farisei, ma rimane aperto ad un profondo dialogo con Nicodemo. Rifiuta di condannare l’invasione coloniale di Cesare e invita anzi a dargli il dovuto. Gesù non giustifica l’occupazione romana, ma vuole portare ad un atteggiamento positivo verso il potere politico. Non semplice sottomissione come per i sadducei e gli erodiani, ma neanche lotta violenta, come per gli zeloti e molti farisei. Chiede di rinunciare al disprezzo per Cesare e di riconoscere il suo potere affermando quindi la necessità di strutture politiche dell’esistenza terrena, da accettare e da cambiare in modo nonviolento. Sottolinea l’umiltà dei collaborazionisti pentiti, i pubblicani. Grida “Guai a voi ricchi!”, ma non esalta né il pauperismo, né la lotta di classe. Ricorda che anche i ricchi potranno salvarsi. La ricchezza, e dunque la proprietà privata, non sono stigmatizzate. Gesù ricorda che semplicemente possono diventare un ostacolo alla salvezza, nel caso divengano degli idoli.

Vediamo ora brevemente come non si possa giustificare un orientamento politico partendo da Gesù e tanto meno tirare la sua tunica da una parte.

Chi vorrebbe “portare” Gesù a sinistra

rivendica i valori dell’attenzione ai più deboli, alla solidarietà, alla giustizia sociale, dell’economia equa e solidale… In realtà la visione originaria del marxismo nega i valori religiosi. Marx ha elaborato la sua nota teoria della religione come “oppio dei popoli”.  Secondo questa teoria la religione è il prodotto di un’umanità alienata e sofferente per causa delle ingiustizie sociali, quindi se la religione è il frutto malato di una società malata, l’unico modo per sradicarla è quello di distruggere le strutture sociali che la producono, cioè abbattere la società di classe. Un’idea originaria, ma anacronistica? Proseguiamo nella storia. A giudizio di Gramsci (uno dei padri della sinistra in Italia) il comunismo era “La religione che doveva ammazzare il cristianesimo. Religione nel senso che anch’esso è una fede, che ha i suoi martiri e i suoi pratici; religione perché ha sostituito nelle coscienze al Dio trascendentale dei cattolici la fiducia nell’uomo e nelle sue energie migliori come unica realtà spirituale”. Per Togliatti Mentre con i veri cattolici il comunismo può coesistere solamente nella lotta, la sua consistenza con le religioni che accettano il relativismo dialettico può essere senz’altro pacifica. Gesù disse: “Sia invece il vostro parlare sì, sì; no, no; il di più viene dal maligno”. (Mt 5,37) Non esiste relativismo per un cristiano. «Io sono la via, la verità e la vita”. (Gv 14,6) Il relativismo è la negazione della verità. Nel cattolicesimo la difesa degli ultimi e la giustizia internazionale non provengono dalla lotta (materialista) di classe, ma dall’applicazione pratica dei valori spirituali della magna carta della morale evangelica: le otto beatitudini. Il materialismo dialettico del comunismo esclude l’orizzonte spirituale e, senza Dio, diventa utopia ideologica.

Il marxismo. Un’ideologia che ha fatto 100 milioni di morti. Quanti studenti conoscono l’holodomon? Lo sterminio di 7 milioni di ucraini da parte di Stalin? Quanti conoscono l’alleanza segreta tra Stalin e Hitler? Quanti sanno cos’era un Gulag? (Dove Lag sta per Lagerej – Lager). Quanti sanno che nazismo (nazional socialismo) e socialismo internazionale marxista sono entrambe ideologie che non accettano l’uomo? Il nazismo è basato su una falsa biologia. Una “razza” (quella ariana) contro le altre. Ideologia basata sulla superbia. Motto dei campi di concentramento: Arbeit macht mann frei – Il lavoro rende liberi. Il marxismo è basato su una falsa sociologia. Una classe sociale – i proletari – contro tutti gli altri, specialmente i borghesi. Il merito personale e la ricchezza individuale sono ciminalizzate. Un ricco è certamente un criminale. Ideologia basata sull’invidia. Motto dei campi di lavoro in Siberia: Il lavoro nobilita. Cosa c’è e cosa c’era sullo stemma di chi si rifà o si rifaceva storicamente a questa ideologia? Falce e martello. Strumenti del lavoro manuale.   

Chi vorrebbe “portare” Gesù a destra

può rivendicare la storica alleanza tra Mussolini e la Chiesa Cattolica, culminato nei Patti Lateranensi del 1929 col Concordato. Ma anche il rispetto dei valori della famiglia, contro il divorzio, e della vita, contro l’aborto e i valori specificatamente di fede. Ma va anche ricordato che, come il materialismo dialettico di Marx è ideologia antireligiosa, così anche il liberalismo economico sfrenato rimane per il cristiano una forma di paganesimo, perché Gesù disse: «Guardatevi e tenetevi lontano da ogni cupidigia, perché anche se uno è nell’abbondanza la sua vita non dipende dai suoi beni» (Lc 12,15). Non è il capitalismo in quanto tale che è in discussione. Il libero mercato è certamente più in linea con la dignità della persona umana, rispetto al marxismo, che nega la libera iniziativa economica e penalizza fortemente le qualità individuali, appiattendo tutti con l’idea di un’utopica uguaglianza sociale (non di parità della dignità umana). E’ invece da condannare la separazione tra eticità ed economia. Quando al centro dell’attività economica non c’è più l’uomo e i suoi diritti, ma solo il profitto. Quando al centro della politica non c’è la dignità umana e la sua promozione, ma il potere. Potere che per un cristiano deve sempre divenire servizio agli altri.

Giorgio Nadali

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Moralismo politico e bunga bunga


di Giorgio Nadali

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«La ferocia dei moralisti è superata soltanto dalla loro profonda stupidità.»  Lo diceva Filippo Turati. C’è qualcuno che può credere che un uomo come Silvio Berlusconi possa essere così sprovveduto da farsi ricattare da una ragazzina? Può darsi. Ma alla maggior parte degli italiani interessano i risultati politici, il programma di gorverno, le riforme. Quanto di ciò che un uomo politico fa nel privato conta? Quanti politici possono scagliare la prima pietra? L’onore della prima pietra della lapidazione veniva dato al più onorevole della comunità. Scandali più o meno costruiti per scalzare l’avversario politico. Dal sexgate di Bill Clinton con Monica Lewinsky del 1995 con tentativo di impeachment dei Repubblicani. Lo scandalo si sgonfiò nel 1998 con l’ammissione di colpa di Clinton in diretta tv.

Il mese scorso il presidente israeliano Moshe Katzav è stato incriminato dallo Stato di  Israele di ripetuti abusi sessuali e in un caso di stupro. Le accuse riguardano sia il periodo in cui era Ministro del Turismo dal 1988 al 1999, sia quando era presidente. Decisiva la testimonianza di alcune sue collaboratrici.

Certo, non un’ipotesi di reato come questa: “Chiunque induce alla prostituzione una persona di età inferiore agli anni diciotto ovvero ne favorisce o sfrutta la prostituzione è punito con la reclusione da sei a dodici anni e con la multa da euro 15.493 a euro 154.937. Salvo che il fatto costituisca più grave reato, chiunque compie atti sessuali con un minore di età compresa tra i quattordici e i diciotto anni, in cambio di denaro o di altra utilità economica, è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni e con la multa non inferiore a euro 5.164. Nel caso in cui il fatto di cui al secondo comma sia commesso nei confronti di persona che non abbia compiuto gli anni sedici, si applica la pena della reclusione da due a cinque anni. Se l’autore del fatto di cui al secondo comma è persona minore di anni diciotto si applica la pena della reclusione o della multa, ridotta da un terzo a due terzi”. Difficile che Berlusconi – laureatosi in legge nel 1961 – non lo sappia.

Dunque, moralismo ipocrita a orologeria, in larga parte proveniente dagli eredi di un’ideologia nemica della libertà e dell’uomo. Molto strano…

Tutta da dimostrare l’induzione alla prostituzione. Il sesso con minorenni invece non è reato, a meno che sia:

  • con minori di 14 anni, quando il fatto è compiuto da persona maggiorenne (ovvero, che ha compiuto gli anni 18);
  • con minori di 13 anni, in qualsiasi caso, anche tra partner entrambi minorenni;
  • con minori di 16 anni, quando il fatto è compiuto da persona maggiorenne cui il minore è affidato per ragioni di cura, istruzione, educazione, vigilanza o custodia o che abbia con esso una relazione di convivenza;
  • con minori di 18 anni, quando il fatto è compiuto dal genitore (sia biologico che adottivo), dall’ascendente o dal tutore del minore, o da altra persona che convive con una delle precedenti figure.
  • Qualcuno potrebbe anche sapere molto bene (e credere) che sedici anni fa, ad una sua amica di Sofia (Bulgaria) – allora ventenne – è stato offerto del denaro in cambio di una notte di sesso con  Berlusconi, ma a questo qualcuno interessa solo il suo programma di governo e che il federalismo venga presto approvato. Il gossip è altra cosa… E molti di più sono preoccupati che in un Paese come il nostro l’intercettazione e la violazione della privacy sia abuso e abitudine.

    A noi interessano i grandi risultati ottenuti del Governo contro la criminalità e la mafia, la lotta contro l’immigrazione clandestina, la riforma dell’Università, il federalismo… Se il Premier va a p…. non è un problema. Se ci va il Paese sì.

    La vita privata di Berlusconi non è un pericolo per la democrazia. La “giustizia” usata a fini politici sì.  E allora, bunga bunga Presidente! Si diverta, ma sia più prudente.

    Giorgio Nadali

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    Verbali della Procura di Milano

    Nuovi o vecchi cardinali? La politica degli uomini in rosso


    di Giorgio Nadali

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    Mons. Gianfranco Ravasi ce l’ha fatta. Il biblista della gente se lo meritava. Ha fatto amare la Parola di Dio anche a chi non conosce nulla di teologia, di ebraico o greco biblici. Entra nel club esclusivo degli uomini in rosso. Il coetus peculiaris, come lo chiama il Papa. Con lui Mons. Elio Sgreccia, il grande paladino della bioetica che difende davvero la persona umana. 

    Mons. Rino Fisichella dovrà aspettare il prossimo concistoro per essere cardinale. Tanto c’è tempo. Ravasi (68) e Fisichella (59) si contenderanno il Soglio di Pietro nel prossimo Conclave.

    9 nuovi “posti liberi” nel 2011. 13 nel 2012 per riampiazzare gli ultraottantenni. La media di età rimane però alta- 78 anni. 73 tra gli elettori del futuro papa. Si va dai 57 anni del cardinale Marx ai 96 di Tonini.

     24 nuovi cardinali- 10 italiani – tutti di linea “politica” vicini a Benedetto XVI. Il numero dei cardinali sale a 203. Di cui 121 elettori e 82 non elettori perché ultraottantenni. 60 sinora i cardinali creati da Benedetto XVI. 69 le Nazioni rappresentate, su 197. Oggi la “visita di calore” di parenti e amici per i 24 neo porporati.Ventiquattro nuovi cardinali, di cui venti elettori (sotto gli ottant’anni), e tra questi dieci italiani, di cui otto elettori. Tra gli esponenti della Curia, hanno ricevuto la porpora Angelo Amato, Fortunato Baldelli, Raymond Leo Burke (Usa), Velasio De Paolis, Francesco Monterisi, Kurt Koch (Svizzera), Gianfranco Ravasi, Paolo Sardi, Robert Sarah (Guinea)e Mauro Piacenza. Tra gli arcivescovi diocesani, diventano cardinali Antonio Naguib (Egitto); Paolo Romeo (Palermo); Reinhard Marx (Monaco e Frisinga, Germania, Kazimierz Nycz (Varsavia, Polonia), Donald William Wuerl (Washington, Usa), Laurent Monsengwo Pasinya (Kinshasa, Congo), Medardo Joseph Mazombwe (emerito di Lusaka, Zambia), Albert Malcom Ranjith Patanbendige Don (Colombo, Sri Lanka), Raul Eduardo Vela Chiriboga (Quito, Ecuador) e Raymundo Damasceno Assis (Aparecida, Brasile). 4 di loro non entreranno in Conclave perchè hanno più di 80 anni: Elio Sgreccia, Domenico Bartolucci, Walter Brandmuller (Germania) e José Manuel Estepa Llaurens (Spagna).

     Ma… quali sono i “partiti politici” dei principi della Chiesa?  

    Corrente della “Riforma della Chiesa” “Sinistra” Corrente della “Luce del Mondo”“Centrosinistra” Corrente dei “Guardiani della Fede” “Destra”
    C’è bisogno di una morale paolina (basata sui valori), non di una morale rabbinica (basata sulla legge). Questo il pensiero di uno dei maggiori rappresentanti di questa corrente. Il Cardinale Carlo Maria Martini. I prìncipi della Chiesa “riformatori” ritengono che il dialogo sui temi scottanti sia essenziale. Nessuno di loro è d’accordo con l’ordinazione delle donne o con l’accettazione dell’omosessualità, ma lo stile di approccio ai temi è diversa. Recentemente il Cardinale Martini si è espresso a favore di un’apertura maggiore della Chiesa ai divorziati.Questa corrente è favorevole ad una maggiore collegialità dei vescovi e a una minore centralizzazione sulla Santa Sede.Vogliono che la Curia Romana funzioni come serva delle chiese locali, non come padrona. Si esprimono a favore di una maggiore libertà delle chiese locali nell’adattare gli insegnamenti le pratiche alle loro particolari circostanze. Il Concilio Vaticano II è stato per loro una stagione di riforme prematuramente interrotte dal pontificato di Giovanni Paolo II. Il rappresentante principale di questa corrente riformatrice è stato il Card. Franz Koenig, scomparso nel 2004. Altri sono Lehmann, Kasper, Danneels, Tettamanzi, Mahony, Cassidy e il già nominato Martini. Le loro strategie riformatrici della Chiesa sono diverse, ma hanno in comune il desiderio per una Chiesa più aperta, che condanni di meno e che sperimenti maggiormente il dialogo. I membri di questa corrente ritengono che il Popolo di Dio non debba perdere tempo in dibattiti teologici. Desiderano gettare ponti con le culture differenti da quella cattolica. Desiderano preservare la tradizione cattolica, ma sotto forma di influsso politico sui governi affinché questi adottino scelte in linea con la morale cattolica. Ad esempio – in Italia -col referendum contro la legge 40 in bioetica. L’ordine sociale deve riflettere gli insegnamenti cattolici. Interesse sulla questione sociale e su come il sistema sociale promuova la giustizia. Ad esempio attraverso la cancellazione del debito ai Paesi del Terzo Mondo. Fanno parte di questa corrente i cardinali McCarrick, Maradiaga, Arns, Ruini, Daarmatmadja, Napier. Sono molto preoccupati dell’impatto del relativismo e del secolarismo sulla Chiesa. Il relativismo è la negazione di verità assolute, specialmente in campo morale. Il secolarismo è invece la marginalizzazione o esclusione dei valori della fede religiosa nella vita quotidiana. Il relativismo pone diversi problemi perché mette in discussione l’autorità della Chiesa sulle questioni morali, che diventano un fatto soggettivo. Col relativismo non c’è più bisogno di un’autorità centrale della Chiesa che indichi una retta via. Ma manca anche la percezione di un bene e di un male assoluti per l’uomo. Il relativismo dovrebbe quindi anche negare i diritti umani universali proprio in quanto universali, cioè non relativi. Inoltre se tutte le religioni, tutte le verità si equivalgono non c’è più bisogno di conversione al Cattolicesimo. La secolarizzazione invece tende a separare a Chiesa dallo Stato e riduce o elimina l’influsso della Chiesa sulla politica di una nazione. È l’esempio di quelle nazioni che hanno approvato l’aborto, l’eutanasia, la contraccezione, ecc.Questi cardinali si preoccupano della perdita di identità cristiana dei fedeli, dell’obbedienza all’autorità della Chiesa e dell’assimilazione della cultura cristiana a culture estranee ai suoi valori. Due sono i rimedi: Ribadire i principi dottrinali e morali anche a costo di entrare in contrapposizione dura con il mondo non cattolico. La fedeltà e l’identità cattolica sono più importanti del dialogo. Il cardinale Biffi, ad esempio, ha suggerito di adottare leggi per ridurre l’immigrazione islamica al fine di preservare la cultura cattolica. Il leader del “”partito conservatore” all’interno il Collegio cardinalizio è stato sino alla sua elezione a Papa, Joseph Ratzinger. Benedetto XVI fu prefetto della Congregazione della Fede fino al 1981 e nel 2001 scrisse la Dominus Iesu ribadendo i principi del cattolicesimo e la relazione tra il Cattolicesimo e le altre Religioni, rassicurando della superiorità del Cattolicesimo. Un forte accento è messo anche sulla liturgia, perché questa dà identità ed è uguale in tutto il mondo e ha il potere di rinforzare e di alimentare la fede. Ad esempio, nel maggio 2001 il cardinale Medina ha promulgato nuove regole per i testi liturgici, il più possibile fedeli all’originale latino.Un altro accento è posto sulla forte distinzione tra clero e laicato. Vi è un’enfasi su una Chiesa aggressiva, che erge barriere contro gli “attacchi” delle culture estranee ad essa. Clericalismo quindi come barriera alle invasioni e agli attacchi contro la cultura (e all’autorità) cattolica. I membri di questa corrente di “destra” sono – tra gli altri – i cardinali Biffi, Medina, Schotte, Schoumn, Law, George, Degenhard, Dias, Cornell, Ambrozic, Tomko, Jaworski, Schonborn.[1]

     


    [1]              Giorgio Nadali, La croce e l’anello. Misteri e segreti delle carriere ecclesiastiche, Udine, Segno, 2010.

    Giorgio Nadali, I monaci sugli alberi e centinaia di altre cose curiose su Dio, la Bibbia, il Vaticano, Cinisello Balsamo (MI), San Paolo, 2010  

     Giorgio Nadali

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    Potere e servizio. Pragmatismo laico e carità cristiana a confronto


    Di Giorgio Nadali

    Il “potere” in senso cristiano “non si impone mai, e rispetta sempre la nostra libertà” ma proprio perciò “ad ogni coscienza” si rende necessaria “una scelta”: lo ha affermato Benedetto XVI all’Angelus recitato ieri  domenica 22 novembre 2009, nel giorno che la liturgia romana dedica alla figura di Gesù Cristo Re dell’universo.

    Il segno “paradossale” del ‘potere’ regale di Gesù – ha spiegato il pontefice – è la Croce, che indica “la vittoria della volontà d’amore di Dio Padre sulla disobbedienza del peccato”. Un potere che deriva dal sacrificio di sé, e che “non è quello dei re e dei grandi di questo mondo”, ma il potere dell’amore, che sa ricavare il bene dal male, intenerire un cuore indurito, portare pace nel conflitto più aspro, accendere la speranza nel buio più fitto. Questo Regno della grazia – ha aggiunto il Papa – non si impone mai e rispetta sempre la nostra libertà”. Chi accoglie la testimonianza di Cristo – ha proseguito il pontefice citando sant’Ignazio di Loyola – si pone sotto la sua “bandiera”. “Ad ogni coscienza, dunque – ha concluso – si rende necessaria, questo sì, una scelta”.

    “Scegliere per Cristo – ha detto ancora il Papa all’Angelus – non garantisce il successo secondo i criteri del mondo, ma assicura quella pace e quella gioia che solo Lui può dare. Lo dimostra, in ogni epoca, l’esperienza di tanti uomini e donne che, in nome di Cristo, in nome della verità e della giustizia, hanno saputo opporsi alle lusinghe dei poteri terreni con le loro diverse maschere, sino a sigillare con il martirio questa loro fedeltà”. Tra i significati del Crocifisso – ha quindi sottolineato il pontefice – c’é anche questo, quello di provare e ricordare la “regalità” sacrificale di Gesù Cristo, una qualità annunciata all’angelo Gabriele a Maria, ma che lei stessa comprese solo “ascoltando le sue parole e soprattutto partecipando intimamente al mistero della sua morte di croce e della sua risurrezione”.

    Per un cristiano il fare per gli altri, il lavoro, il potere sono servizio. Certo, per fare il bene non è essenziale una fede. Ma qual è la differenza tra il fare per gli altri di un cristiano e quello di un ateo? La natura umana è egoistica. Per essere spinti a fare gratuitamente per gli altri e per vivere il proprio fare come servizio occorrono valori spirituali.

    Già Benedetto XVI nell’enciclica Caritas in Veritate scriveva:

    La carità non esclude il sapere, anzi lo richiede, lo promuove e lo anima dall’interno. Il sapere non è mai solo opera dell’intelligenza. Può certamente essere ridotto a calcolo e ad esperimento, ma se vuole essere sapienza capace di orientare l’uomo alla luce dei principi primi e dei suoi fini ultimi, deve essere “condito” con il « sale » della carità. Il fare è cieco senza il sapere e il sapere è sterile senza l’amore. Infatti, « colui che è animato da una vera carità è ingegnoso nello scoprire le cause della miseria, nel trovare i mezzi per combatterla, nel vincerla risolutamente »… La carità non è un’aggiunta posteriore, quasi un’appendice a lavoro ormai concluso delle varie discipline, bensì dialoga con esse fin dall’inizio. Le esigenze dell’amore non contraddicono quelle della ragione. Il sapere umano è insufficiente e le conclusioni delle scienze non potranno indicare da sole la via verso lo sviluppo integrale dell’uomo. C’è sempre bisogno di spingersi più in là: lo richiede la carità nella verità. Andare oltre, però, non significa mai prescindere dalle conclusioni della ragione né contraddire i suoi risultati. Non c’è l’intelligenza e poi l’amore: ci sono l’amore ricco di intelligenza e l’intelligenza piena di amorePaolo VI aveva visto con chiarezza che tra le cause del sottosviluppo c’è una mancanza di sapienza, di riflessione, di pensiero in grado di operare una sintesi orientativa, per la quale si richiede « una visione chiara di tutti gli aspetti economici, sociali, culturali e spirituali »

    Un pragmatista, invece, sarà interessato a questioni di metodo o di fine nella misura in cui la loro risoluzione porta ad agire con profitto ed efficacia, attraverso un continuo rimando a premesse e circostanze concrete. Senza la carità il fare per gli altri diventa assistenzialismo. Infatti Benedetto XVI osserva: “La sussidiarietà è prima di tutto un aiuto alla persona, attraverso l’autonomia dei corpi intermedi. Tale aiuto viene offerto quando la persona e i soggetti sociali non riescono a fare da sé e implica sempre finalità emancipatrici, perché favorisce la libertà e la partecipazione in quanto assunzione di responsabilità. La sussidiarietà rispetta la dignità della persona, nella quale vede un soggetto sempre capace di dare qualcosa agli altri. Riconoscendo nella reciprocità l’intima costituzione dell’essere umano, la sussidiarietà è l’antidoto più efficace contro ogni forma di assistenzialismo paternalista”. Quindi, certamente si può lodare l’impegno di un chirurgo ateo e pacifista che fonda una organizzazione non lucrativa per cure gratuite nel terzo mondo, ma il punto di partenza è diverso. Un cristiano nell’altro in difficoltà vede Cristo. Senza la fede abbiamo l’assistenzialismo. Non basta il dare e il fare. Occorre dare se stessi. Infatti, quanti atei o non persone non religiose si impegno per gli altri? E quanti cristiani?  E’ ovvio che la fede spinge al dono di sé che va ben oltre la pura azione e il semplice dare.

    C’è poi chi ha tentato di tirare la tunica di Gesù sia a destra che a sinistra… Gesù, in forza del suo ministero e del suo messaggio, ha sempre evitato lo scontro politico, in particolare il messianismo politico, condiviso dalla maggioranza dei giudei del suo tempo.

    Chi vorrebbe “portare” Gesù a sinistra rivendica i valori dell’attenzione ai più deboli, alla solidarietà, alla giustizia sociale, dell’economia equa e solidale… In realtà la visione originaria del marxismo nega i valori religiosi. Marx ha elaborato la sua nota teoria della religione come “oppio dei popoli”. Secondo questa teoria la religione è il prodotto di un’umanità alienata e sofferente per causa delle ingiustizie sociali, quindi se la religione è il frutto malato di una società malata, l’unico modo per sradicarla è quello di distruggere le strutture sociali che la producono, cioè abbattere la società di classe. Un’idea originaria, ma anacronistica? Proseguiamo nella storia. A giudizio di Gramsci (uno dei padri della sinistra in Italia) il comunismo era “La religione che doveva ammazzare il cristianesimo. Religione nel senso che anch’esso è una fede, che ha i suoi martiri e i suoi pratici; religione perché ha sostituito nelle coscienze al Dio trascendentale dei cattolici la fiducia nell’uomo e nelle sue energie migliori come unica realtà spirituale”. Per Togliatti Mentre con i veri cattolici il comunismo può coesistere solamente nella lotta, la sua consistenza con le religioni che accettano il relativismo dialettico può essere senz’altro pacifica. Gesù disse: “Sia invece il vostro parlare sì, sì; no, no; il di più viene dal maligno”. (Mt 5,37) Non esiste relativismo per un cristiano. «Io sono la via, la verità e la vita”. (Gv 14,6) Il relativismo è la negazione della verità. Nel cattolicesimo la difesa degli ultimi e la giustizia internazionale non provengono dalla lotta (materialista) di classe, ma dall’applicazione pratica dei valori spirituali della magna carta della morale evangelica: le otto beatitudini. Il materialismo dialettico del comunismo esclude l’orizzonte spirituale e, senza Dio, diventa utopia ideologica.

    Chi vorrebbe “portare” Gesù a destra può rivendicare la storica alleanza tra Mussolini e la Chiesa Cattolica, culminato nei Patti Lateranensi del 1929 col Concordato. Ma anche il rispetto dei valori della famiglia, contro il divorzio, e della vita, contro l’aborto e i valori specificatamente di fede. Ma va anche ricordato che, come il materialismo dialettico di Marx è ideologia antireligiosa, così anche il liberalismo economico sfrenato rimane per il cristiano una forma di paganesimo, perché Gesù disse: «Guardatevi e tenetevi lontano da ogni cupidigia, perché anche se uno è nell’abbondanza la sua vita non dipende dai suoi beni» (Lc 12,15). Non è il capitalismo in quanto tale che è in discussione. Il libero mercato è certamente più in linea con la dignità della persona umana, rispetto al marxismo, che nega la libera iniziativa economica e penalizza fortemente le qualità individuali, appiattendo tutti con l’idea di un’utopica uguaglianza sociale (non di parità della dignità umana). E’ invece da condannare la separazione tra eticità ed economia. Quando al centro dell’attività economica non c’è più l’uomo e i suoi diritti, ma solo il profitto. Quando al centro della politica non c’è la dignità umana e la sua promozione, ma il potere. Potere che per un cristiano deve sempre divenire servizio agli altri.

    Giorgio Nadali

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